Ore 11.00
Aula Magna
Come molti artisti della sua generazione, Ennio Morlotti non poté esimersi dal confronto diretto con Picasso e il modello ingombrante di Guernica negli anni Quaranta.
A Milano, così come in altre città, quel quadro rappresentava un modello di modernità e impegno morale e politico al contempo. Tuttavia, molto presto Morlotti comprese le difficoltà e i rischi sottesi allo sguardo esclusivo a un esempio tanto complesso.
Nei primi anni Cinquanta, l’artista prese le distanze da quel dibattito, e da molti dei compagni di strada degli anni precedenti, ritrovando nella natura e nel paesaggio una misura più precisa del proprio impegno artistico.
Gli anni dal 1952 al 1954, sigillati da due Biennali di Venezia e segnati dalla gravitazione in area longhiana e dai rapporti con Giovanni Testori e Francesco Arcangeli, corrispondono a un momento cruciale e complesso di transizione nel percorso di Morlotti e sono il sintomo di una più generale evoluzione nell’arte italiana del tempo.
Francesco Guzzetti è ricercatore in Storia dell'Arte Contemporanea all'Università di Firenze. Abilitato all'incarico di docente di seconda fascia (ASN), ha studiato all'Università di Pisa e alla Scuola Normale Superiore di Pisa. È stato borsista di ricerca in varie istituzioni internazionali (CUNY Graduate Center; Center for Italian Modern Art; Bibliothèque Kandinsky, Centre Georges Pompidou; Harvard University; The Magazzino Italian Art Foundation; The Morgan Library & Museum). Ha curato mostre e pubblicato contributi in Italia e all’estero su vari temi dell’arte tra XIX e XX secolo. Recentemente ha curato la mostra Facing America: Mario Schifano 1960-1965 (New York, Center for Italian Modern Art, 2021). E’ autore dei volumi Ennio Morlotti e l’arte a Milano 1937-1953 (Scalpendi editore, Milano, 2020) e Emilio Tadini. La realtà dell’immagine 1967-1972 (Mousse Publishing-Fondazione Marconi, Milano, 2021).
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