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I Racconti dell'arte 2022/2023: ciclo di incontri e proiezioni con artisti, autori, curatori e personalità di cultura.

LUCIANO NANNI "L'ARTISTA NON HA MAI AVUTO MANI"
I Racconti dell'arte 2022/2023: ciclo di incontri e proiezioni con artisti, autori, curatori e personalità di cultura.

Pubblicato il 16 Maggio 2023 da editorAbac

Martedì 16 Maggio ore 15.00

Aula Magna dell'Accademia di Belle Arti di Carrara.

 

L’artista non ha mai avuto mani.

Si tratta di un’affermazione che il pubblico in genere comprende se riferita a Duchamp e ai suoi ready-made, vale a dire a cose “trovate” e quindi, ecco, “fatte” dalle mani di altri. Ready-made che poi Duchamp, si sa, si limita a dichiarare, a “battezzare”, arte. Se riferita a Duchamp e, a seguire, a diversi altri artisti nell’arte contemporanea, ma del tutto, per il pubblico, incomprensibile se riferita, come qui si intende sostenere, a qualsivoglia artista, non solo di oggi ma anche del passato.

Passi che Sol LeWitt esegua un’opera per la Galleria G7 di Bologna, restandosene in America e servendosi delle mani di un suo assistente e di quelle di una ventina di studenti dell’Accademia di Bologna; passi che Jeff Koons e infiniti altri, da Andy Warhol ad Arman ecc. deleghino la produzione delle loro opere a “officine” e “fabbriche” varie.

Si sa, sono artisti d’avanguardia e all’avanguardia tutto o quasi viene in mente, ma affermare che anche, che so, Morandi, in quanto artista, non ha avuto (non ha mai usato) mani e così Picasso, De Chirico, o vivaddio Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Tiziano e pure Fidia, Prassitele, Zeusi, Parrasio ecc. sembra proprio un’eresia, se non una bieca e cervellotica provocazione.

E invece no. Invece, a chi ben guardi, per dirla ancora con De Saussure, con l’occhio dis-interessato della scienza (quell’occhio analitico che del resto ciascuno di noi si augura di incontrare quando si sottopone a qualche indagine medica) nell’operazione di Duchamp non viene fuori una verità logica (teoretica) relegabile alla sola poetica dell’arte concettuale propria della storia dell’arte del Novecento, ma una verità propria di tutta l’arte, perché prima ancora che dell’arte si tratta di una verità che sta alle radici della costituzione di ogni nostra identità in generale.

La chiave per comprendere questa verità sta in una corretta analisi del linguaggio, in particolare dei nomi, che, con qualche aneddoto e qualche esempio, ci si proverà sinteticamente a fare in questa conversazione.

 

Luciano Nanni è nato a Monzuno (Bologna) il 21 aprile 1939. Laureato in Materie Letterarie all'Università di Bologna, ha insegnato Estetica e Semiotica dell'arte nella Facoltà di Lettere dell'Università di Bologna. Formatosi alla Scuola bolognese di Estetica, ha approfondito i suoi interessi per la Fenomenologia in generale e per le ricerche di poetica in particolare, pubblicando libri e saggi intorno a figure e momenti costitutivi dell’arte e della letteratura del Novecento. Ricerche che l’hanno successivamente portato (quella per la Fenomenologia in specie) ad occuparsi, si può dire naturalmente, di epistemologia e di teoria della conoscenza in generale, impostando discussioni critiche con tutte quelle posizioni estetologiche che, volendo dialogare correttamente con i fatti (nel caso l’identità in particolare dell’opera d’arte), si son ritrovate e si ritrovano a dover fare con la scienza stessa più o meno serratamente i conti: R. Jakobson e J. Mukarovský per la Scuola di Praga; R. Barthes per la “Nouvelle critique”.Nel 1965 ha fondato a Bologna la rivista di letteratura e arte “Il Tarocco”. Ne sono usciti otto numeri dal 1965 al 1968.La rivista Parol è stata da lui fondata, presso l'Università, nel 1985. E' (o è stato) collaboratore di diverse riviste, tra cui " Nagy Vilag"; " Cahiers F. De Saussure","Alfabeta"; " Il Mulino "; " il verri "; " Rivista di Estetica"; " Lingua e stile"; " Rivista di studi italiani " e " Studi di Estetica". Ha scritti sui suoi argomenti di ricerca di versi libri, alcuni tradotti anche all’estero. Nanni Menetti è il suo nome d’artista. Note in particolare le sue criografie, prodotte direttamente dal gelo naturale.