Insieme alla Torre Pendente di Pisa, il Campanile di Giotto è forse il campanile più ambizioso
dell’architettura cristiana non per mole e per struttura, ma per la preziosità e la ricchezza dei suoi
materiali. Superando anzi la rivale pisana, la torre fiorentina si dotò fin dall’origine di uno
spettacolare apparato di sculture figurative, destinato a culminare nelle sedici statue dei Profeti
entro le nicchie del terzo livello (quattro per ogni lato). Mentre le prime otto figure spettano
ancora al pieno Trecento, e cioè alla prima fase creativa del cantiere, la realizzazione delle ultime
otto dovette attendere quasi un secolo. Protagonista assoluto di questa stagione conclusiva fu
Donatello, sebbene i documenti antichi rivelino aspettative alquanto diverse da parte dei
committenti, che avevano dapprima puntato su uno scultore oggi comprensibilmente semi-
sconosciuto come Bernardo Ciuffagni. La lezione seguirà tappa dopo tappa le vicende ventennali
dei Profeti quattrocenteschi (1415-1435), per comprendere come Donatello ne diventasse il
maestro principale, autore di una svolta cruciale nella concezione post-classica della statua.
Francesco Caglioti è professore ordinario di Storia dell’arte medievale alla Scuola
Normale Superiore di Pisa, dove è coordinatore del Dottorato di ricerca in Storia
dell’arte. I suoi studi e le sue pubblicazioni riguardano in particolare il tardo Medioevo
e il Rinascimento italiani nei loro centri maggiori (Firenze, Siena, Lucca, Bologna,
Milano, Padova, Venezia, Roma, Napoli, Messina, Palermo), con speciale attenzione
alla scultura monumentale. Nel 2019 ha curato insieme al collega Andrea De Marchi la
mostra Verrocchio, il maestro di Leonardo per Palazzo Strozzi e il Museo Nazionale del
Bargello a Firenze, e nel 2022 è stato curatore unico della mostra Donatello, il
Rinascimento nelle due stesse sedi.